Il film ripercorre, con una serie di flashback, la vita di Pu-Yi, l'ultimo imperatore della Cina: da fanciullo cui tutto era dovuto, essendo figlio del Cielo, a re fantoccio del ""Manciukuo"" in mano ai giapponesi, a prigioniero dei campi di rieducazione politica ai tempi di Mao, dopo un periodo passato in Siberia ostaggio dei russi. Fino alla anonima morte, avvenuta durante la rivoluzione culturale.
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Molto bello. di certo inferiore ai grandi capolavori di Bertolucci come Ultimo Tango e Novecento, ma sicuramente un gran film. la regia è perfetta, Bernardo ha una grazia nel muovere la macchina da presa senza mai uno scatto, una sbavatura, nella sua sontuosità un film essenziale, pacato, una parabola calma, educata, quieta (come è lo spirito cinese) nell'inferno della Consapevolezza. la vita di un uomo maciullata dalla brama di potere, dalla brama di fare, dalla brama di avere nella spietata, sorda, ottusa, ingorante logica comunista cinese. Bertolucci (sembra) pur essendo lui un compagnone staccarsi dai metodi del comunismo cinese per guardare alla coerenza della storia, ossia non fare quello che giustamente ha fatto in Novecento, ma solo raccontare la storia dell'Ultimo Imperatore della Cina in una spettacolare ricostruzione veritiera storica dell'enorme impero. gli oscar tecnici sono meritati poichè tra la regia di Bernardo, la fotografia di Storaro e le scenografie originali della Città Proibita non si può che rimanere estasiati, però il mio voto "relativamente" basso va al fatto che la storia non mi ha entusiasmato granchè e probabilmente sarà che la cultura orientale mi ha sempre interessato fino a mezzogiorno.